L’Istituto Serafico, di cui quest’anno ricorrono i 150 anni dalla fondazione, è stato premiato dal Santuario della Spogliazione perché costituisce una grande realtà a servizio di persone, soprattutto bambini e ragazzi, con gravi e plurime disabilità, nei confronti dei quali la società e l’economia del profitto non sempre esprimono la dovuta attenzione.
“Il Serafico è un progetto da cui trarre ispirazione. Mi complimento per quello che fa, per quello che ci insegna”. Con queste parole il ministro per le Disabilità, Erika Stefani, ha commentato la consegna del Premio internazionale “Francesco d’Assisi e Carlo Acutis, per un’economia della Fraternità” all’istituto. La cerimonia si è tenuta sabato 15 maggio al Santuario della Spogliazione di Assisi. Il premio, istituito dal Santuario della Spogliazione, vuole incoraggiare quelle realtà che si muovono all’interno della cultura del dono responsabilizzante e generativo e mira a individuare e promuovere quelle esperienze di auto-riscatto economico e sociale che possono fare scuola e diventare vie dello sviluppo di una società più fraterna. L’Istituto Serafico, di cui quest’anno ricorrono i 150 anni dalla fondazione, come ricordano dalla Diocesi costituisce una grande realtà a servizio di persone, soprattutto bambini e ragazzi, con gravi e plurime disabilità, nei confronti dei quali la società e l’economia del profitto non sempre esprimono la dovuta attenzione. Il premio, costituito da quadro raffigurante San Francesco e Carlo Acutis, logo del premio stesso, e da un foulard realizzato dall’azienda Brunello Cucinelli con la riproduzione dell’affresco della rinuncia dei beni del Poverello di Assisi, presente nella sala della Spogliazione, è stato ritirato dalla presidente dell’istituto Francesca Di Maolo.
A essere premiato è il modello dell’Istituto Serafico, come spiega Francesca Di Maolo: “Questo premio è un motivo di grande gioia per tutti noi. E’ un riconoscimento importante non solo della nostra realtà, del nostro modello di cura e del nostro modello aziendale, ma è un riconoscimento alle persone che negli anni si sono prese cura della vita più fragile e indifesa. Persone straordinarie che ci ricordano che il lavoro è vocazione. Riceviamo questo premio dopo l’inverno della pandemia: il periodo più triste e doloroso della nostra storia. Niente sarebbe stato possibile senza il coraggio, la dedizione e la professionalità dei nostri operatori. Anche in questi momenti di estrema difficoltà hanno dimostrato che lavorare al Serafico è, prima di tutto, una scelta di vita, una scelta di amore. Al Serafico si lavora non per “qualcosa”, ma per “qualcuno”. Questo premio è un riconoscimento al lavoro di cura al quale si deve guardare anche come una leva importante della nostra economia, perché non ci sarà possibilità di sviluppo senza la cura delle persone più fragili. Un atto generativo per tutta la società: in termini di autonomie raggiunte, partecipazione alla vita pubblica, democrazia, giustizia sostanziale e occupazione”.
Il riconoscimento arriva in concomitanza con le celebrazioni per i 150 anni di fondazione dell’Istituto. “Nel nostro lungo cammino – riprende la presidente Di Maolo – ciò che ci ha portato alla soglia dei 150 anni è stata l’attenzione ai bisogni concreti delle persone con disabilità e la risposta alle nuove urgenze che intercettiamo stando accanto alle famiglie. Ci rendiamo conto che il nostro compito non può limitarsi a erogare servizi che già trovano risposta nel sistema socio-sanitario. Il Serafico da sempre è un grande innovatore nel campo della riabilitazione e dell’educazione dei bambini e ragazzi in età evolutiva. Per ognuno tracciamo un percorso individuale che non è incentrato solo sul limite, ma sulle risorse della persona. Per questo motivo in questi ultimi anni oltre a introdurre l’innovazione tecnologica nei percorsi riabilitativi abbiamo attivato molti laboratori di tipo educativo per accompagnare i ragazzi ad esprimere i loro talenti e a sviluppare le loro capacità. Prenderci cura dei ragazzi per noi è molto di più che curarli o assisterli e va oltre l’atto puramente sanitario, perché la persona è relazione. Prendersi cura significa essere con l’altro, accompagnare i ragazzi a vivere una vita piena”.
Una missione ambiziosa che richiede un modello organizzativo e gestionale molto complesso. “Innanzi tutto ci pone il problema delle risorse – sottolinea la presidente Di Maolo – Con le sole risorse pubbliche non è possibile sostenere il modello Serafico. Il Sistema Sanitario, in cui il Serafico è inserito come ente convenzionato, standardizza bisogni e prestazioni. C’è un’evidente asimmetria che separa i bisogni, che sono eterogenei, e i servizi che sono omogenei. Il Serafico cerca di superare questa asimmetria coltivando una solidarietà comunitaria, che mette in interazione l’ente pubblico, l’impresa e la sfera dei cittadini privati anche con le loro organizzazioni. Sono tante le persone che nel nostro Paese sostengono i ragazzi del Serafico e questo premio è anche un riconoscimento alla comunità che abbraccia quest’Opera. Un’Opera che nasce e cammina animata da un movente ideale e che non può limitarsi a fare le cose bene e giuste. I criteri dell’efficienza, dell’efficacia e della trasparenza non bastano. Prendersi cura dei nostri ragazzi non è possibile senza prendersi cura delle persone che lavorano per loro”.
Per questo sono stati affrontati anche cambiamenti nell’organizzazione e nella gestione del personale. “Da un lato – spiega la presidente – la formazione e la valorizzazione di ciascun ruolo perché ogni professione è necessaria per realizzare la nostra missione. Dall’altro è stato determinante considerare i singoli rapporti di lavoro come delle relazioni in cui conoscere non solo gli interessi professionali, ma anche quelli extralavorativi, i bisogni di natura economica, motivazionale, familiare e spirituale. In questa direzione sono nati tanti interventi non solo di tipo economico – fondo di solidarietà per bisogni straordinari dei dipendenti, buoni spesa annuali per sostenere l’economia familiare – ma anche campus estivi per i loro figli”.
E poi ci sono le famiglie dei ragazzi. “Questo premio – conclude la presidente Di Maolo – lo vogliamo dedicare a loro, che ci hanno insegnato a non arrenderci mai ed è per noi un impegno a continuare a custodire la vita dei loro figli, a essere il prolungamento dei loro abbracci e la loro voce per i diritti dei più fragili”.
Il premio si inserisce nell’ambito delle iniziative volute per celebrare l’economia della fraternità di San Francesco. “Il Serafico – ha dichiarato monsignor Domenico Sorrentino, vescovo della Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino – è un luogo dove l’amore si respira concretamente e le tecnologie più avanzate sono messe a servizio dei più svantaggiati. Non c’è dubbio che, dalle sue origini e nel suo sviluppo, abbia operato nella logica dell’economia della fraternità”. Durante la celebrazione del premio si è svolto il convegno “Un’economia della fraternità nel post pandemia”. Hanno partecipato, oltre alla presidente Francesca Di Maolo, Simona Sala, direttrice Rai radio 1 e Grr, l’imprenditore Brunello Cucinelli e suor Alessandra Smerilli, economista e sottosegretario del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale per il settore fede e sviluppo.